Lombardo ricorda Imposimato: ”Un esempio di vera essenza della magistratura”

Il libro-diario del giudice presentato in Cassazione. Alessandra Imposimato: “E’ uno dei ricordi più belli di mio padre”

Si è svolta ieri, presso l’Aula Magna della Corte Suprema di Cassazione a Roma, la presentazione del libro “Le inchieste di una vita” (ed. Koinè), un libro-diario che offre uno sguardo inedito sulle inchieste e sulla vita del noto giudice Ferdinando Imposimato. La presentazione del libro ha visto la partecipazione di Alessandra Imposimato, figlia del giudice, di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo da vicino, ma anche di chi ha scritto la prefazione del libro: il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. “Imposimato ha avuto un ruolo straordinariamente importante nella storia della magistratura italiana. Il racconto della sua vita all’interno di questo libro – ha osservato Lombardo – rappresenta un momento di grande crescita, e non solo dal punto di vista professionale. Nel leggerlo ho ritrovato la vera essenza del magistrato, anzi del giudice, perché il pubblico ministero è il primo giudice. Imposimato ha dovuto superare decine di ostacoli, come regolarmente avviene in un percorso complesso come il nostro, pieno di insidie. Quelle stesse insidie che devono essere evitate per consegnare una verità processuale a chi osserva, soprattutto fuori dalle aule giudiziarie. Noi siamo al servizio della verità. Ci sono errori che non vanno fatti, compreso quello di criminalizzare. Oggi, infatti, rischiamo di avere una narrazione che a volte diventa fuorviante rispetto a numerose vicende giudiziarie. Imposimato è stato il magistrato con le caratteristiche tipiche del giudice che non ha mai fuorviato nessuno. Ha sempre svolto il suo lavoro, ha cercato delle risposte e quando le ha trovate, quelle risposte sono diventate giudiziariamente stabili. Invece, quando non le ha trovate, non ha mai criminalizzato nessuno. Criminalizzare – ha proseguito – è un errore gravissimo che deve essere evitato, soprattutto per chi, da quell’errore, è fuorviato dalla sua vita di cittadino, con inevitabile ricaduta dal punto di vista sociale. Ecco, questo è il messaggio che arriva a noi grazie al grande lavoro svolto da Ferdinando Imposimato”.

Tuttavia, per il procuratore Lombardo, la comprensione è la chiave di tutto. Solo grazie alla comprensione è stato possibile andare oltre il significato ordinario di mafia. “Uscendo da una logica fuorviante”, è stato possibile “conoscere e comprendere Cosa Nostra, oppure la Camorra, la ‘Ndrangheta e tutto il resto”. Quello che ancora rimane da fare è “ricostruire la dimensione della mafia nella sua capacità operativa e integrata” con altre realtà. “Per questo motivo, oggi, parlare di mafia e di ambiti territoriali ci allontana dal percorso di conoscenza che ha intrapreso il giudice Imposimato”. Non è un caso se gli uomini di ‘Ndrangheta “utilizzano il termine ‘invisibilità’ quando hanno la necessità di essere percepiti diversamente da quello che sono”, riuscendo nel tentativo ben congeniato di “essere considerati per moltissimo tempo come una mafia minore, tipicamente calabrese e legata a logiche arcaiche”.
E ancora: “Ricordo quando ho interrogato un importante collaboratore di giustizia, uno dei soggetti di vertice della Sacra Corona Unita, che da tempo si era trasferito in Lombardia. Davanti alla mia domanda, banalissima, su come fosse strutturata la Lombardia dal punto di vista criminale, mi ha risposto: ‘In Lombardia ci siamo noi pugliesi, ci sono i siciliani, i campani, poi c’è lei, la mamma di tutti: la ‘Ndrangheta’. Questo – ha precisato Lombardo – serve per capire che le domande vanno fatte sempre, anche quando si tratta di domande a cui sembra che le risposte siano già state date”.

La passione per la giustizia e l’eredità lasciata ai giovani
Come anticipato, la presentazione del libro “Le inchieste di una vita” ha visto la partecipazione di diverse personalità che hanno onorato la memoria del giudice Imposimato.
Durante l’incontro, presentato da Simona Sala, e subito dopo l’introduzione di Alessandra Imposimato, figlia del giudice Imposimato, che ha ricordato come questo libro rappresenti uno dei ricordi più belli e personali di suo padre, è intervenuto anche il giornalista e scrittore Marco Nese.

“Pensando a Ferdinando Imposimato, ho il ricordo, la stima e la nostalgia per un uomo di cui oggi abbiamo veramente bisogno. Ricordo che gli anni del terrorismo sono stati terribili e lui ha capito immediatamente che l’attenzione della stampa poteva essere decisiva nella lotta all’eversione. Altro tema a lui caro – ha sottolineato Nese – era quello relativo alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Ricordo quando si illuminò per l’intervista ad Ali Agca, dal momento che voleva sapere cosa avesse da dire sulla sparizione della 15enne. Oppure, quando lo convinsi a parlare di droga nelle scuole. Spesso era sospettoso rispetto alle domande dei ragazzi, temeva che volessero ottenere notizie per capire come procurarsi la droga.” – prosegue – “La parentesi parlamentare, poi, non penso che l’abbia vissuta benissimo. Credo che lui avesse intuito la deriva negativa che la politica stava già assumendo”. Imposimato, in qualità di giudice istruttore, ha gestito alcuni dei casi più significativi e delicati che hanno lasciato un’impronta drammatica sulla storia del Bel Paese.

Lui andava oltre, era in grado di farlo. Ricordo quando abbiamo parlato anche del caso Moro e della possibile implicazione del direttore d’orchestra, Igor Markevitch. Devo moltissimo a Imposimato. Mi ha fatto capire che dove non arriva la verità giudiziaria, può arrivare quella storica per le generazioni future. Imposimato era una grande persona e ci ha lasciato una grande verità”. Alla presentazione hanno partecipato anche l’avvocato Edoardo Mobrici e la giornalista de “Il Mattino”, Giuliana Covella, che ha ricordato: “Nelle pagine di questo libro ho ritrovato tutta la passione del giudice Imposimato per la giustizia, la sua convinzione sulla necessità di dialogare con i giovani parlando nelle scuole. Ma anche il suo invito a lottare per la ricerca della verità”.

Alla presentazione hanno partecipato anche l’avvocato Edoardo Mobrici e la giornalista de “Il Mattino”, Giuliana Covella, che ha ricordato: “Nelle pagine di questo libro ho ritrovato tutta la passione del giudice Imposimato per la giustizia, la sua convinzione sulla necessità di dialogare con i giovani parlando nelle scuole. Ma anche il suo invito a lottare per la ricerca della verità”.

Infine, l’evento ha visto la sua conclusione con l’intervento di Francesca Toto, nota per essere stata la collaboratrice di lunga data di Ferdinando Imposimato. “Lo scopo in seno alla ricerca della verità storica portata avanti dal giudice Imposimato, ruota attorno al concetto: ‘senza memoria, non c’è futuro’. Per questo motivo, insieme alla famiglia Imposimato, abbiamo catalogato tutti i documenti rimasti del giudice, per poi metterli a disposizione di studenti, docenti e studiosi. In questo modo – ha precisato Toto – abbiamo compreso meglio il significato della verità storica, vero pilastro della democrazia. Credo che questo libro sia in grado di portare un messaggio diverso per ogni tipo di lettore. Ai magistrati, quello di confidare nelle proprie capacità, spronandoli a trovare nuovi metodi di indagine, anche migliori. Al lettore comune, invece, un vivo desiderio di appartenenza ad un Paese democratico, che deve basare le sue fondamenta sulla legalità”.

Fonte: www.antimafiaduemila.com